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I miei pensieri (o di una vita nel Ministero della Giustizia)

Un altro adempimento che non riesco a fare. E’ un periodaccio. La Piattaforma dell’Agenzia delle Entrate mi scarta il file. Devo forzarmi per non dare in escandescenze. Un altro adempimento mi tormenta da mesi, sono in ritardo, non ho ricevuto l’addestramento per farlo. Il Ministero non risponde e i colleghi brancolano anche loro.

Sono nella mia amata cucina inseguendo i miei pensieri. Sono ossessionato. Non riesco a non pensarci. Devo farmi forza, ci riuscirò, sbattendoci la testa, smanettando, confrontandomi con i colleghi, ma ci riuscirò.

Mi curo la ferita pensando che queste cose succedono solo nel Ministero della Giustizia; nella testa favoleggio di paradisiache altre Amministrazioni, di altri mondi. Forse sono l’isola che non c’è. Non ho altre esperienze lavorative.

Vorrei che le mie difficoltà avessero un senso. Che servissero a qualcosa.

Metto una sigaretta in bocca, l’assaporo e non mi illudo.

Ma rassegnarsi o meno è questione caratteriale. Così mi si rinfaccia la copertina del recente libro di Gustavo Zagrebelsky: una conferma che difficilmente cambierà qualcosa nel Ministero della Giustizia. Ho fotografato la pubblicità a tutta pagina, ce l’ho su whatsapp. La trovo e la rileggo. Incredulo. Nessuna reazione sindacale né tantomeno dal Ministero. Il titolo è “La Giustizia come professione”. L’occhiello specifica chiaramente chi svolge la Giustizia come professione: “ Avvocati, giudici, professori, studenti, persone giuridiche. Un’indagine sulla natura, i simboli, i clichè di chi esercita le professioni del diritto”.

E il personale amministrativo della Giustizia? In particolare il Cancelliere che cosa esercita? (In particolare, perché c’è anche l’ufficiale giudiziario … ma quelli sono sempre stati privilegiati). Sogghigno.

Dannazione! L’importanza del personale amministrativo da sempre risulta ininfluente sulla resa dei servizi della Giustizia. Anzi, con qualche confusione tra le qualifiche, l’opinione pubblica, e non solo, è stata informata solo delle carenze numeriche e delle insufficienti competenze. Fu così anche quando entrai in servizio da laureato. E ci credetti. Adesso la cosa ovviamente mi colpisce, mi fa anche un po’ male, come un benservito leggermente anticipato. Ma ho le spalle già curve; mai l’interesse è andato sulle condizioni di lavoro, su vite vissute nel disservizio e nell’arretrato. Emerge solo l’arretrato del Giudice e non credo che anche lui stia tanto bene. Anche se con qualche consolazione in più.

Faccio resoconto del servizio reso. Semplifico. Mi sento sicuro di aver fatto molto e l’esperienza mi ha fatto valutare con giudizio anche l’operato dei miei predecessori. Penso dovrei rileggermi qualche descrizione di Piero Chiara. Così, per assorbire un po’ di dignità da quella dignità letteraria.

Mi sento scettico verso le propagandate nuove misure in particolare per la Resilienza del Ministero della Giustizia.

Intanto ho sotto gli occhi il recente articolo di Francesco Verbaro su Il Sole 24 Ore. … “ il Ministero della Giustizia non è abituato a misurare la produttività delle proprie risorse umane e a prendersi cura di esse”. Condivido. Confermo amareggiato. Interrompo i pensieri. Ne fumo un’altra fissando la pagina.

Il diritto di mugugno. Quello dei Camalli di Genova. Se il Ministero lo adottasse ora, penso aderirei. E potrebbe essere un economico controllo del benessere dei propri dipendenti per il Ministero!

I pensieri scorrono. Le farraginosità e le incertezze normative, la varietà dei servizi da organizzare sia amministrativi che a diretto supporto della giurisdizione, rendono difficili i compiti da svolgere e sono senza pietà per il buon senso e per l’amor proprio. Un amaro senso di arretratezza prevale. Poi la carenza di personale, l’anzianità progressivamente maggiore; le difficoltà organizzative a cui fare fronte si moltiplicano. Le posizioni organizzative attribuite e non retribuite aumentano. Le decisioni devono essere veloci, bisogna assumersi responsabilità anche per non aumentare il disservizio.

In carenza di personale bisogna non andare troppo per il sottile nel far valere il mansionario. Vivere nel disservizio e nell’arretrato, avere responsabilità di tutto ciò non è molto piacevole. Anche come cittadino.

Anche per l’anziano personale la situazione comporta disagio. Vivere nel disservizio e nell’arretrato non è piacevole per nessuno. Far valere il mansionario è considerato come mettere i bastoni tra le ruote. Sostituzioni e supplenze anche improvvise si moltiplicano. La fruizione di diritti e facoltà è vissuta come una sciagura per la resa dei servizi. Nelle difficoltà il cattivo carattere delle persone prevale a causa del malessere montante, del senso di ingiustizia. Nel tempo diminuisce nei più la buona volontà, lo spirito di collaborazione.

Si. Ho fatto molto. E non solo io. Ma a chi lo racconto? Per l’opinione comune siamo tra i fannulloni. Opinione fomentata purtroppo anche dai nostri vertici istituzionali.

Il Ministero non se ne accorge, non si prende cura delle proprie risorse umane e misura la produttività con sospetto, vittima anch’esso della vox populi. Occorrono maggiori competenze … non riconosce la professionalità di chi ha reso i servizi, non riconosce la dedizione. E senza formazione e aggiornamento.

Già! La formazione. Avrò, pare, 500 euro a disposizione per corsi, approvati, da fare credo nel tempo libero. Chissà come sarà considerato un corso per conoscere la LIS.

Sospiro. Sono stato in apnea. Volando sugli anni di servizio. Mi ci vuole una sigaretta. Non mi fa male. Ne fumo tante da tanto tempo. Dovrei essere vaccinato.

Non mi illudo che le cose andranno meglio. La temporanea presenza degli Addetti dell’Ufficio per il Processo è stata una opportunità colta e offerta dall’Europa.

Non mi pare ci sia una progettualità, una visione. Il Giudice sembra avrà responsabilità di staff e ciò comporta compiti organizzativi che lo distoglieranno dalla personale attività giudiziaria.

Così per altro mi sento scettico di fronte all’apparente fragilità di figure dirigenziali assunte a termine e digiune, possibilmente, della Galassia Giustizia.

Galassia: perché non visibile né intuibile anche a chi osserva il cielo. Anche se si chiama Zagrebelsky.

Maledizione!!! L’attività amministrativa risente della mancanza di personale ausiliario, di operatori che immettano dati, e che garantiscano l’apertura degli sportelli e il rilascio di informazioni all’utenza. D’altra parte con tutte queste promesse di progressioni interne…

Risente anche della mancanza di commessi e di archivisti: perché siamo ancora in fase di transizione digitale ed il cartaceo è ancora una percentuale importante delle pratiche. Anzi, dalla posta che l’amministrazione riceve il fatto sembra abbastanza diffuso.

D’altra parte vi sono importanti disservizi informatici cronici segnalati fino allo sfinimento e rimasti senza riscontro. Sono sfinito solo a pensarci.

L’Agenzia delle Entrate: quelli sono forti! Non potevo fare il concorso lì? Adesso ne è uscito uno da duemila e rotti posti da funzionario a tempo indeterminato! Farnetico. Mi ci vuole una sigaretta.

Alzo le spalle pensando che dovrei applaudire alla creazione della nuova Area delle Alte Professionalità … popolata da subito dai tecnici che saranno assunti a termine per il PNRR. Tutto ribolle nel Ministero della Giustizia. Anche il personale.

Il Ministero della Giustizia sembra come quello che non si veste ma si copre. Così, per convenzione sociale, senza attenzione.

Chissà! Prima o poi i vertici istituzionali decideranno di considerare tra le professioni della Giustizia anche il personale amministrativo.

Chissà! Potranno decidere anche di ascoltarlo, di acquisire in maniera procedimentale il suo parere sulle novità processuali e sulle ricadute nei conseguenti adempimenti, sulle modalità di realizzazione di diverse modalità organizzative ed esecutive. Oppure preferirà ascoltare ancora solo privilegiati interlocutori come i sindacati. L’ascolto sarebbe utile al Ministero e ai cittadini ed anche al personale della Giustizia che si sentirebbe considerato e meglio utilizzato, facendo tesoro delle competenze acquisite.

Sorridendo amaro penso al prossimo messaggio di Buone Feste o di insediamento del Ministro di turno.

Come andrà a finire? Ce la farò. Non può essere diversamente. Comunque, come in ogni giallo che si rispetti, il colpevole è sempre il Maggiordomo …. o il Cancelliere, che poi è la stessa cosa. Ma questa è un’altra storia. Sorrido dentro, ormai calmo, mi conforto, guardando distratto quella nuvoletta che spesso mi accompagna.

Roma 5 settembre 2021

Fabio Vescovi

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